Museo Diocesano di Ostuni 3^ Sezione – Crocifisso anatomico, Giardino dei Vescovi e Cortile

 Il Crocifisso anatomico

Dio nella carne. «Vero Dio e vero uomo»: ecco svelato chi è Gesù Cristo. Con la sua venuta nel mondo, il Figlio di Dio ha assunto in pienezza la natura umana, rimanendo veramente Dio. La Chiesa, nei primi secoli dell’era cristiana, ha definito e affermato questa verità, difendendola contro coloro che vi si opponevano (i cosiddetti «eretici»). Nel 451, il Concilio Ecumenico di Calcedonia ha riconosciuto «il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e di corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l’umanità, “a somiglianza di noi, escluso il peccato”» [Eb 4, 15].

Questa sala è dedicata a una singola opera: un piccolo crocifisso in cera, databile tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, che mostra all’osservatore fino a che punto Gesù Cristo sia vero uomo; uno sportellino sull’addome consente, infatti, di contemplarne le interiora, di cui si distinguono cuore, polmoni, intestino tenue e crasso e gabbia toracica. Cristo è al tempo stesso Dio e uomo fin dentro le sue membra.

Per la sua bellezza, per il suo complesso significato teologico e, soprattutto, per la sua estrema rarità, il crocifisso anatomico conservato in questo museo rappresenta uno dei capolavori dell’intera arte cristiana.

Le cere anatomiche
Sul finire del XVI secolo la necessità di promuovere lo sviluppo delle conoscenze in campo medico, associata alla crescente passione degli artisti per le dissezioni anatomiche, portò alla creazione di corpi umani in cera del tutto simili a quelli veri. L’arte entrò a pieno titolo al servizio della medicina. Nacquero le cere anatomiche, che avevano lo scopo di offrire una valida soluzione alternativa all’impossibilità di conservare cadaveri per lunghi periodi per finalità scientifiche di studio e, al tempo stesso, di sottrarre medici e studiosi al ripugnante contatto con i morti.
Le cere anatomiche mostravano il funzionamento del corpo umano, che – al bisogno – poteva essere esplorato e osservato dal suo interno; gli artisti non si limitarono a rappresentare individui scorticati con muscoli e circolazione sanguigna in vista, ma andarono ben oltre riproducendo con minuzia i singoli organi interni e l’apparato scheletrico. Seicento e Settecento furono i secoli d’oro delle cere anatomiche e proprio in quegli anni videro la luce le più importanti collezioni europee, tra le quali spicca quella del museo della Specola di Firenze, inaugurato nel 1775, che ancora oggi consente – come disse il suo direttore Felice Fontana (1730-1805) – di studiare l’anatomia «senza bisogno di cadavere, senza rischio d’infezioni morbose, senza l’incomodo di cattivi odori, senza ribrezzo alcuno».
Le due incisioni all’acquafòrte sono tratte dal volume di Bernhard Siegfried Albinus, Tabulae sceleti et  musculorum corporis humani, Leiden 1747, tavv. IV, VIII.
Bernhard Siegfried Albinus (1697-1770) è stato uno dei più importanti anatomisti del suo tempo. Le immagini contenute nel suo atlante descrittivo del corpo umano vennero disegnate da Jan Wandelaar (1690-1759); celebri sono gli scheletri posizionati davanti a un grosso rinoceronte indiano, di nome Clara, giunto a Rotterdam nel 1741 e divenuto famoso in Europa grazie a un tour durato diciassette anni.

La scultura in cera
La cera è un materiale organico, prodotto dalle api per rivestire le pareti dell’alveare. Per la sua straordinaria modellabilità e, soprattutto, per la sua capacità di riprodurre il colorito della carnagione umana, la cera fin dall’Antichità è stata utilizzata dagli artisti per i ritratti, che in alcuni casi replicavano a tal punto la realtà da sembrare viventi. Ecco la principale caratteristica della cera: far apparire vivo ciò che vivo non è, permettendo di creare sculture indistinguibili dai soggetti originari. La forte somiglianza di un’opera d’arte col suo modello è chiamata iperrealismo.
Nonostante queste sue caratteristiche, in passato la cera è stata a torto considerata, per la sua naturale fragilità e per la sua deperibilità, un materiale di second’ordine, a cui gli artisti ricorrevano per la realizzazione di bozzetti o per la fusione di statue bronzee. La cera, al contrario, è un materiale artistico di primissimo piano, l’unico in grado di oltrepassare il confine tra apparenza e realtà; lo sapeva bene Platone, che nel Timeo – dialogo scritto nel IV secolo a.C. – aveva definito il Demiurgo, ovvero il Dio creatore, un «Ceroplasta», un modellatore di cera.
Numerosi sono gli artisti che, nel corso dei secoli, hanno fatto ricorso alla cera per plasmare le loro opere, basti ricordare Michelangelo Buonarroti (1475-1564), Clemente Susini (1754-1814), Edgar Degas (1834-1917) e il contemporaneo Maurizio Cattelan.

Il Giardino dei Vescovi

Il Cortile

Autore di testi e didascalie Dr. Teodoro De Giorgio – Storico dell’arte e curatore scientifico del Museo

Museo Diocesano di Ostuni 1^ sezione – Fondo archeologico capitolare 
Museo Diocesano di Ostuni 2^ sezione – Paramenti e argenti sacri 
Museo Diocesano di Ostuni 3^ Sezione – Crocifisso anatomico, Giardino dei Vescovi e Cortile
Museo Diocesano di Ostuni 4^ Sezione – La Pinacoteca
Museo Diocesano di Ostuni 5^ sezione – La statua ‘da vestire’ della Madonna del Rosario
Museo Diocesano di Ostuni 6^ Sezione – La memoria di Ostuni. Libri ed ex voto

Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione

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